FUTURE CITY: la città dell’Aurora

DALL’IO ALL’UNO

In una società in continua evoluzione era inevitabile che l’ombra gettata dal progresso andasse anche ad oscurare l’umanità dell’uomo. Una trasformazione che vede l’essere umano diventare sempre più simile alle fredde macchine che lui stesso progetta e costruisce. È imperativo ricordare la visione di Fromm a questo proposito, in cui lo psicologo aveva definito l’uomo contemporaneo come una sorta di « homo economicus ». Riprendendo l’opera heiddegeriana, Fromm dà come una scossa alla nostra coscienza, facendoci rendere conto di come stiamo fatalmente passando dall’essere un « io » ad un « uno ». Per evitare questa catastrofe sociale la soluzione sembrerebbe semplice: la macchina non deve più essere al centro del nostro personale sistema solare, ma noi stessi dobbiamo reclamare tale postazione in nome di un nuovo umanesimo, in cui il socialismo umanistico si configura come la via maestra, come lo era lo studio del classicismo nel ‘500. Solo così l’uomo sarebbe in grado di spezzare le catene con cui lui stesso si è schiavizzato all’economia sfrenata, all’impulso animalesco del consumismo. C’è chi ancora sogna di abitare in una città priva delle pressioni e del desiderio masochista di annientare la propria umanità in favore di un progresso non sostenibile, sia mentalmente che ecologicamente. La domanda da porsi è se effettivamente si tratti di un’utopia irrealizzabile o di una realtà meno assurda di quando pensiamo. 

UN’UTOPIA TANGIBILE

Nella storia del genere umano l’utopia è veramente esistita solo in opere letterarie come quella di Thomas More. Questo fino al 1968, anno di nascita di Auroville, conosciuta anche come la
 « città dell’aurora », prima, e finora unica, testimonianza tangibile delle ideologie utopistiche tramandate dai saggi di filosofi e scrittori nel corso dei secoli. Fondata nel distretto di Viluppuram, nell’India meridionale dalla francese Mirra Alfassa, divenuta in seguito « la Madre », devota collaboratrice spirituale di Sri Aurobindo, filosofo indipendentista e guru indiano, e progettata dall’architetto Roger Anger, Auroville si è confermata da subito come un faro di speranza per un mondo ancora dilaniato da guerre e conflitti; solo che alla sua inaugurazione parteciparono 124 rappresentati di vari paesi che, in nome di tutto ciò che il progetto simboleggiava, donarono ciascuno una manciata di terreno della propria terra natale. Come gli abitanti odierni della città, ognuno di questi doni fu mischiato con gli altri indistintamente; questi simboli di unione sono tuttora conservati in un’urna di marmo come memorandum dei principi di unione su cui si erge Auroville. Tornando all’opera di Moore, « Utopìa », effettivamente la cittadina indiana presenta molti dei costrutti sociali immaginati da Moore nel sedicesimo secolo; la proprietà privata è sorpassata, i beni sono in comune, il commercio non ha ragione di esistere poiché gli abitanti provvedono personalmente a lavorare il terreno, mentre cultura ed educazione sono i frutti di cui ogni residente deve nutrirsi.

Col passare degli anni la « città dell’aurora » è divenuta un punto di riferimento non soltanto di tolleranza sociale, ma anche di responsabilità ecologica. L’energia è affidata ad un impianto fotovoltaico, l’agricoltura è biologica mentre gli edifici sono costruiti secondo i parametri della bio-edilizia.

Il sistema educativo è totalmente gratuito e non si basa sull’assegnazione di voti o giudizi, ma sul progresso personale. Data la natura pacifica della comunità non esistono forze dell’ordine, ma si incoraggia ad affrontare i propri problemi attraverso la meditazione e l’arte spontanea. Attualmente la popolazione di questa piccola utopia è composta per circa la metà da indiani e per l’altra dalle più disparate nazionalità, per un totale di 2500 residenti.

 

UN CERCHIO DI PACE


Volendo analizzare la cittadina da un punto di vista architettonico risalta da subito la sua struttura radiale, la quale si articola intorno al Matrimandir, una sfera di metallo dorato, pensata dalla Madre come « simbolo della risposta Divina alla ricerca della perfezione da parte dell’uomo ». Il Matrimandir, nonostante attiri turisti da tutto il globo, non è mai stato concepito come un’attrazione turistica, ma bensì come un tempio dedito alla meditazione individuale, alla ricerca spirituale e alla pace mentale. Dal centro partono le varie diramazioni verso le quattro zone dell’area cittadina: Residenziale, Industriale, Culturale e Internazionale. Tutto attorno all’area urbana sorge un Anello Verde, un’area di ricerca e di fonti di sostentamento, che include fattorie e foreste, un orto botanico, una banca dei semi, erbe medicinali, bacini idrici e alcune comunità.


UN’UTOPIA IMPERFETTA


Utopia non è certo sinonimo di assenza dei problemi; il cammino di Auroville e dei suoi abitanti verso la comunione di uno stile di vita decoroso e, allo stesso tempo, in armonia con l’ambiente si è rivelato irto di sfide. Con la morte della Madre nel 1973, a cinque anni della sua fondazione, Auroville doveva imparare a sopravvivere fisicamente e spiritualmente senza la sua Guida. Negli anni ottanta quella di Auroville era ancora una realtà pressoché sconosciuta; si vocifera solo di indiani e stranieri che conducevano uno strano stile di vita. Dopotutto erano gli anni in cui si sognava di vivere il progresso industriale americano; quale individuo sano di mente avrebbe mai aspirato a vivere in una piccola comunità rurale nell’india meridionale quando c’era New York? Nessuno avrebbe immaginato che in pochi decenni questa « città universale » sarebbe diventata una meta tanto popolare a livello internazionale. Ma nonostante la crescente visibilità ottenuta da Auroville, i problemi della gestione delle risorse e alla sicurezza sociale sono sempre sembrati essere due costanti. Per quanto riguarda le risorse, la cittadina è finanziata dall’Unesco, la Comunità europea, il governo indiano, e da donazioni private, che insieme contribuiscono al bilancio complessivo annuale con circa €5 milioni. L’allocazione dei fondi è decisa collettivamente e i profitti delle unità produttive vengono spartiti equamente tra società, casse comunali e progetti specifici proposti dalla cittadinanza a supporto delle imprese locali e il bene comune. Purtroppo l’amministrazione del denaro pubblico non risulta essere uno dei punti dio forza dell’ideologia aurovilliana, gli stessi cittadini paiono non essere certi dei meccanismi di gestione e non sembrano interessati a comprenderli. Inoltre, le risorse d’acqua sono limitate e il numero di edifici non è sufficiente per soddisfare il crescente numero di richieste di residenza. Per quanto concerne la sicurezza sociale, è fortemente sconsigliato addentrarsi non accompagnati nei territori circostanti poiché negli ultimi anni si sono verificati casi di molestie, stupro e persino omicidio da parte delle gang al di fuori di Auroville.


UN MODELLO DI CITTÀ SMART E UNIVERSALE?


Per molti anni il tema della progettazione stradale e della pianificazione del traffico è stato di grande interesse per i membri della comunità di Auroville. Al momento della sua fondazione, nel 1968, le modalità di spostamento nella « città dell’aurora » erano principalmente a piedi o in bicicletta. Un modello di mobilità incredibilmente ecosostenibile, che ha fatto guadagnare alla comunità il titolo di « Città del Futuro ». Adesso la questione sulla mobilità si è evoluta in un dibattito complesso. Si è ragionato a lungo su come ottenere la combinazione perfetta tra la visione della Madre e il bisogno di adattarsi alla contemporaneità. Oltre al problema del trasporto dei materiali e della loro scelta, il punto più critico è probabilmente la negoziazione delle strade, dal momento che varie arterie non appartengono ad Auroville.
Nel corso della prima decade del XXI secolo molteplici sono stati studi ed le iniziative per risolvere il problema del traffico di Auroville; nel 2005 il « Centro Informazioni per i Visitatori » ha sviluppato un piano di sviluppo per permettere ai visitatori giornalieri di ammirare il Matrimandir, mantenendo i veicoli (come autobus da turismo, taxi e auto private) parcheggiati alla periferia acquistando tre mini-carrier elettrici Bijlee. Tre anni dopo è stato redatto un programma per l’istallazione di lampioni stradali ad energia solare intorno alla città. Nel maggio 2009 è stato allestito un workshop per la creazione di un ambiente bycicle-friendly, mentre a novembre dello stesso anno l’avenir d'Auroville ha creato un elenco di priorità per i lavori stradali, a seguito del suo studio Road Map. Probabilmente, l’iniziativa più degna di nota riguarda il protocollo d’intesa firmato nel 2018 con la Mahindra Electric, una parte del gruppo Mahindra, ossia un Memorandum of Understanding (MoU), grazie al quale le due parti lavoreranno con l'Indian Institute of Science (IISc), Puducherry Smart City Development Ltd. (PSCDL), Go Green BOV, società di veicoli elettrici con sede a Bengaluru per « sviluppare un ecosistema olistico che comprenda i veicoli elettrici di Mahindra, i sistemi di parcheggio intelligenti, l'infrastruttura di ricarica e la sua piattaforma di integrazione software NEMO ». La partnership mira a consentire modelli di mobilità come il ride sharing, il ride hailing e il noleggio self-drive. Si è trattato di un passo essenziale per piantare i semi per lo sviluppo di una realtà completamente green, la quale sia adattabile a tutte le diverse comunità mondiali. Il valore inestimabile di questo progetto che potrebbe garantirci un futuro luminoso sul  nostro pianeta è stato evidenziato dalle parole di Minhaj Ameen, Coordinatore degli Integrated Transport Services di Auroville, il quale ha dichiarato: « Dopo due decenni di sperimentazione di soluzioni di mobilità per il trasporto pubblico e privato per la comunità, Auroville ritiene che l'innovazione tecnologica e il supporto di partner come Mahindra Electric, IISC e Go Green consentirà ad Auroville di avviare la prototipazione di soluzioni di mobilità sostenibile end-to-end che possono essere replicate in altre città ».